Negli ultimi anni la pesca no-kill è diventata sempre più diffusa e praticata dagli anglers di tutto il mondo. Cerchiamo di riflettere in maniera critica su tale atteggiamento valutandone i pro e i contro.
Come prima cosa direi che il catch and release è solo una filosofia e nulla di più. Ai fini di tutela delle varie specie infatti ricopre un incidenza praticamente nulla in confronto ad altri problemi ambientali che incidono in maniera più rilevante sulla salute dei nostri pesci e sull’ecosistema fluviale più in generale.
Si può quindi decidere a mio avviso di adottare o no tale filosofia solo per rispetto e sportività nei confronti della preda e dei futuri pescatori più che per una volontà di aiutare il fiume o una particolare specie. Un pesce che ha abboccato alla nostra lenza e ci ha regalato forti emozioni ha tutto il diritto di essere rilasciato nel suo ambiente naturale. Facendo questo si è anche solidali e generosi verso un amico pescatore che potrà così in futuro avere anche lui l’emozione di avere tale pesce in canna.
Se si pratica però il catch end release convinti di fare un bene all’ambiente, questo a mio avviso è completamente sbagliato e falso. Il no-kill influisce come già detto in maniera del tutto irrilevante nei confronti delle specie ittiche. Sono altri i problemi che affliggono i nostri fiumi e che minano la sopravvivenza di alcune specie di pesci. Per fare solo alcuni esempi: sbalzo di livelli repentini soprattutto nei periodi di frega invernale delle trote, eccessivi sbarramenti artificiali lungo il corso del fiume e di conseguenza mancata realizzazione di scale di monta funzionanti, inquinamenti di metalli pesanti presenti sul fondo, innalzamento delle temperature medie delle acque di fiumi e laghi (questi sono solo alcuni dei gravi problemi).
L’atteggiamento da parte delle istituzioni a volte, non voglio generalizzare è di più completo menefreghismo. Purtroppo le condizioni della maggior parte dei nostri fiumi (per non dire praticamente tutti) è disastrosa e irrecuperabile. Ci rendiamo conto che anche sul fiume siamo costretti a pescare pesci di immissione pronto pesca o in ogni caso pesci che non sono nati nel fiume ma in un allevamento e poi immessi?
È brutto da dire e da ammettere ma ormai la pesca in fiume è da paragonarsi nella maggioranza dei casi alla pesca nei laghetti a pagamento . Sia chiaro non voglio esprimere un giudizio di merito sulla pesca nei laghetti a pagamento, tra l’altro sono io stesso ad andarci durante l’inverno). Il problema qui trattato è un altro. È la salute degli ecosistemi fluviali in relazione alla scelta di adottare o no il no-kill.
In un fiume in salute il prelievo di pesce da parte dell’uomo è del tutto irrilevante. Ovviamente io quando parlo di prelievo intendo una pesca fatta con la canna da pesca da pescatore sportivo responsabile, non con reti o metodi di pesca altamente invasivi come reti, nasse ecc…
Se pensiamo che da sempre la razza umana pesca e per secoli l’uomo ha ucciso le sue prede per mangiarle, come mai oggi giorno improvvisamente non ci sono più pesci naturali e la natura non è più in grado di autosostentarsi? Lasciamo a voi la libertà di scrivere una risposta. Vediamo che cosa ne pensate e se qualcuno ha in mente una possibile soluzione per uscire da questo problema?
Concordo pienamente con quanto hai scritto.
Una possibile soluzione senzaltro è cambiare il nostro atteggiamento nei confronti della terra su cui viviamo, se vogliamo viverci ancora in futuro. Dobbiamo rispettare la natura e non inquinare l’ambiente. Anche noi pescatori possiamo e dobbiamo fare la nostra parte, quando andiamo a pescare non lasciamo sulle rive del fiume scattolette di plastica porta esche, sacchettini di plastica e altri rifiuti.
Condivido in pieno l’autore dell’articolo che ha fatto un’analisi precisa e veritiera della situazione dei nostri corsi d’acqua e dell’atteggiamento dei vari pescatori”sportivi” di cui ritengo anch’io far parte, anche se non pratico il catch and release,purtroppo la nostra volontà di attenerci scupolosamente a tutte le regole “scritte e non” della sportività alieutica è misera cosa di fronte ai danni provocati da ciò che viene definito progresso….
Condivido ciò che ha detto Marco ma penso che noi pescatori dobbiamo iniziare a dare l’esempio in quanto amanti dei pesci e quindi della natura. Non si possono cambiare gli atteggiamenti e le abitudini pessime di tutte le persone che abitano nel mondo ma forse c’è la possiamo fare piano piano… Magari aiuterebbe una classe politica che ama il paese e non che sale al governo per guadagnare sempre più…
Concordo in pieno con l autore negli ultimi progetti fatti qui a treviso con spinning club italia oltre al no kill si mira alla tutela degli ecosistemi acquatici.
Punto di partenza fondamentale per la tutela della fauna ittica.
LUCA PASSERELLA SCI TREVISO
Credo che non possa esistere un progetto per la gestione di un no-kill senza curarsi della tutela dell’ambiente! Complimenti per i vostri progetti, sarebbe bello magari parlarne qui sul blog in qualche articolo dedicato 😉
Sono pienamente d’accordo, sono anni che lotto contro il no….kill
andate a vedere sul sito…..un caro saluto claudio bettidi