In queste ore sta facendo il giro del web un articolo pubbliato su La Stampa dal titolo “Pesca, se questo è uno sport” in cui il giornalista (Max Cassani ndr) si interroga sull’eticità e sulle motivazioni che spingono molte località turistiche delle alpi a promuovere la pesca come attività outdoor “al pari dell’arrampicata o della mountain-bike”.
Il paradosso delle località alpine: predicano il rispetto della natura ma promuovono la #pesca come attività outdoor. O si pensa forse che trote e carpe non soffrano per il solo fatto che sono mute come pesci? #fishing #montagna #fuoripista @LaStampa https://t.co/Zpk7KlLaf6
— Max Cassani (@maxcassani) September 3, 2018
Non è raro che, di tanto in tanto, qualche “luminare” del giornalismo o della comunicazione decida di esporre la sua opinione verso la pesca sportiva e coloro che la praticano. Come non citare ad esempio il caso della puntata della rubrica Mr.Planet andata in onda sulle frequenze di Radio 105 e co. nel 2013 e che fece infuriare migliaia di persone.
Basti pensare che io da allora ho bandito le frequenze di quel gruppo radiofonico dall’autoradio della mia macchina.
All’epoca il buon Matteo De Falco, direttore editoriale di Pesca Tv, scrisse un comunicato molto dettagliato per ribattere alla questione. Comunicato che onestamente non posso fare a meno di citare oggi:
Populismo di bassa lega, pescatori presentati come mostri, inesattezze e la solita montagna di luoghi comuni di cui il milione e mezzo di pescatori italiani sono stufi.
I pescatori ricreativi sono uomini, donne e bambini senza i quali i nostri fiumi, i nostri laghi, i nostri torrenti ed il nostro mare, verserebbero nel più totale abbandono. Persone che, rubando tempo e denaro alle proprie famiglie ed attività, preservano un ambiente che è anche il vostro.
Bracconaggio, overfishing da parte di flotte pescherecce che stanno radendo letteralmente al suolo i fondali del nostro mare, captazioni idriche che hanno reso torrenti, una volta possenti e maestosi, rigagnoli maleodoranti, scarichi abusivi che hanno ucciso migliaia di chilometri di corsi d’acqua senza che nessuno abbia mai alzato (o quasi) un dito: questo è l’orrore.
Leggi mai rispettate che hanno reso il nostro patrimonio idrico il vero mostro in cui diserbanti e solventi chimici sono le uniche catture che si possono effettuare.
Siamo un mondo composto da persone animate da una enorme passione, che ama, rispetta e tutela come nessun altro un universo che mostrate di non conoscere.
Non sapete di persone che hanno messo a repentaglio la propria incolumità fisica per combattere il bracconaggio che sta uccidendo il Po e tutti i nostri fiumi più importanti, mostrate di non conoscere le battaglie che sono state intraprese affinchè la pesca professionale si attenesse alle regole, mostrate di non sapere che i pescatori ricreativi si stanno battendo perchè le forme più distruttive di pesca diventino solo un ricordo.
Conosciamo il nostro mondo come nessun altro e, proprio per questo motivo, il nostro mondo, cerchiamo di preservarlo con tutte le nostre forze.
Si perchè caro sig.Cassani, deve sapere che la pesca sportiva non è solo allamare un pesce con la proprio esca!
Ci sono migliaia di pescatori che vivono per la pesca e per proteggere e salvaguardare i fiumi, i torrenti e le montagne tanto care anche a lei.
Nel suo breve articolo ha citato per esempio la Mountain-Bike come sport su cui le località alpine dovrebbero puntare. Sport per il quale spesso e volentieri vengono utilizzati impianti di risalita. Quelli stessi impianti costruiti anche per la pratica di sport invernali come lo Sci e lo Snowboard, altri due sport che presumo lei ritenga “etici”.
Quegli stessi impianti che deturpano i pendii delle nostre montagne in tutte le Alpi e che sono in continuo aumento al grido di “avvicinare le montagne”.
È dunque più etico promuovere la distruzione di boschi e pendii che andare per torrenti con la propria canna da pesca?
O magari è più etico dedicarsi all’arrampicata sportiva, altro esempio del suo articolo? Pratica per la quale, nei decenni addietro, si sono tappezzate le pareti rocciose di metà del nostro arco alpino con ferraglia di ogni tipo per riuscire a salirne la cima!
Un “montanaro soul e giornalista pop” come lei si definisce sicuramente conoscerà Yvon Chouinard, la storia del brand Patagonia e di come la Chouinard Equipment (prima azienda di Yvon per la vendità di attrezzature da arrampicata ndr) abbia deciso di eliminare di punto in bianco i chiodi da arrampicata, loro prodotto di punta all’epoca, perchè troppo inquinanti e distruttivi per la montagna.
Immagino che per lei sarà uno smacco aprire il catalogo Patagonia e scoprire che una delle aziende e dei brand più attenti all’ambiente e all’etica abbia diverse linee di prodotto dedicate alla pesca. E supporta con le sue politiche aziendali diversi gruppi di pescatori in giro per il mondo.
Si perchè forse lei caro sig.Cassani non ne è al corrente, ma ci sono moltissimi gruppi di pescatori sportivi che si impegnano quotidianamente per la tutela e la salvaguardia di questi ambienti. E non solo, addirittura alcuni di questi operano per migliorarli.
Non credo che prima di vomitare nell’etere il suo articoletto di 230 parole si sia un attimo soffermato a immaginare cosa avrebbero potuto pensare, leggendo quelle parole su una testata nazionale come La Stampa, alcune amministrazioni locali dell’arco alpino che invece tutelano e promuovono la pesca sportiva.
Per quanto mi riguarda mi aspetterei quanto meno delle scuse a tutta la categoria dei pescatori sportivi dalla sua testata. Perchè non so se lei, con il suo articoletto, si sia reso conto di quanto possa aver mortificato il lavoro di molte amministrazioni locali e di molti pescatori che guardano oltre al solo allamare un pesce e fare una foto.
Ho seguito anche su Twitter le risposte che ha dato ai pescatori che l’hanno criticata e ho potuto constatare che tutto il suo disappunto sarebbe dovuto all’utilizzo dell’aggettivo “sportiva” in riferimento alla pesca. Un’aggettivo che noi usiamo comunemente per differenziarci dai pescatori professionali, quelli si veramente dannosi e poco etici.
La invito magari a documentarsi sull’argomento prima di pubblicare il suo prossimo articoletto. Provi ad approfondire argomenti come le politiche di supporto alla pesca sportiva nei paesi del nord Europa, oppure le attività svolte dai volontari delle associazioni legate alle località dell’arco alpino che ha criticato. Perchè forse non se lo immagina, ma è proprio grazie a queste persone che ci sono ancora certi pesci nelle nostre acque!
Vede… Lei si interroga se sia corretto definire sport un’attività come la pesca; io le rispondo dicendo che ha pienamente ragione: la pesca sportiva non è uno sport… ma come le ho mostrato è molto di più. E tutto sommato non ci interessa neanche essere classificati come un semplice sport!