Uno dei peggiori incubi che può capitare ai pescatori di black bass, soprattutto durante una gara di bass fishing, è il barotrauma del pesce appena catturato. Non sono rare infatti foto di black bass (ma anche di lucioperca e persici) con gli occhi “fuori dalle orbite”.
Quando il black bass viene pescato a grandi profondità, il recupero improvviso può causare un rigonfiamento della vescica natatoria, provocando anche i famosi occhi “fuori dalle orbite”. Questa situazione viene chiamata barotrauma.
Si potrebbe pensare che un pesce sotto barotrauma sia prossimo alla morte, e che il rilascio non sia più possibile. Tuttavia, come sanno bene gli agonisti di bass fishing, questa cosa non è del tutto vera ed è possibile intervenire sul pesce “bucando” la vescica natatoria per permettere all’aria di uscire. Si tratta di una manovra certamente non facile, e che vi sconsiglio di provare se non supportati da qualcuno di esperto. Ma andiamo per gradi
Cosa è il barotrauma per un pesce
Come abbiamo già detto, il barotrauma è un rigonfiamento e improvviso della vescica natatoria dovuto ad un repentino cambio di profondità. I pesci, come gli esseri umani, non possono immergersi a grandi profondità e risalire senza le dovute accortezze.
Quindi, esattamente come per i subacquei, anche i pesci dovrebbero risalire lentamente da una grande profondità, permettendo così alla loro vescica natatoria di sgonfiarsi lentamente e di acclimatarsi al cambio di pressione.
Cosa è la vescica natatoria
La vescica natatoria è un organo presente in molte specie di pesci non diverse funzionalità. La sua utilità principale è quella di aiutare il pesce a galleggiare e ad addattarsi alla pressione dell’acqua alle diverse profontdità.
Quando un pesce è in immersione la sua vescica natatoria si comprimerà. Quando invece il pesce risalirà verso la superficie la pressione diminuirà e la vescica natatoria dovrà diminuire lentamente il suo volume. È chiaro quindi che un pesce allamato a grandi profondità non avrà il tempo di poter svuotare la sua vescica natatoria.
Tutto questo processo, unito ad una interessante ricerca sulla questione del barotrauma e sui pesci la potete trovare su un interessantissimo articolo scritto da Spinning Brugherio qualche mese fa.
Come intervenire su un pesce affetto da barotrauma
Potrà capitarvi di pescare a grandi profondità, magari perchè fa freddo e i pesci sono scesi in zone più protette, oppure semplicemente potrà capitarvi pescando ad esempio a drop shot su fondali molto profondi. In questi casi non sarà difficile trovarsi tra le mani un pesce in queste condizioni.
Un pesce affetto da barotrauma si presenterà con una pancia molto gonfia, arrivando in alcuni casi ad avere addirittura i famosi “occhi fuori dalle orbite”. Ad un occhio inesperto può sembrare un pesce destinato alla morte, ma come abbiamo già detto ci sono diverse pratiche che possiamo cercare di mettere in atto per riuscire a salvare il povero pesce.
Da adesso in poi parlerò esclusivamente di black bass perchè è quello su cui ho avuto più esperienze dirette, tuttavia le stesse tecniche possono essere fatte anche su altri pesci, sempre con le dovute precauzioni e le cure del caso.
Rilasciare un black bass affetto da barotrauma non è sempre possibile. Infatti se provassimo a mettere semplicemente in acqua un pesce con la vescica natatoria gonfia, il pesce resterebbe a galla senza riuscire a muoversi. Ovviamente ci sono anche casi in cui il pesce può ripartire senza problemi, soprattutto se non presenta un barotrauma non troppo grave e se viene rilasciato subito dopo il combattimento. Ma ci sono casi in cui questo non avviene, oppure non è possibile rilasciare immediatamente il pesce (pensiamo ad esempio ad una gara agonistica in cui il bass viene tenuto vivo nel livewell).
Ci sono due scuole di pensiero riguardo a quello che possiamo fare per salvare un black bass affetto da barotrauma il primo più invasivo, mentre il secondo meno invasivo ma più complicato:
- Bucare la vescica natatoria con un ago ipodermico (il classico ago delle siringe con un foro che passa da parte a parte) che permetta la fuoriuscita dell’aria.
- Riportare il black bass in profondità, ad esempio legandolo con una corda e un peso, per permettergli di risalire più lentamente e di acclimatarsi lentamente.
Va da se che entrambi i metodi hanno i loro pro e contro che adesso andiamo a vedere nel dettaglio.
Come bucare un black bass affetto da barotrauma
Come abbiamo già detto, il foro nella vescica natatoria viene fatto utilizzando un ago ipodermico. Esistono due tecniche diverse: Possiamo infatti bucare la vescica natatoria passando dalla parte posteriore della bocca (sconsigliato per l’alta mortalità e la difficoltà di manovra) oppure dal lato del pesce, posizionando l’ago all’altezza della pinna pettorale.
Ovviamente questa procedura è più difficile: dovrete utilizzare un ago ed essere sicuri di dove bucate il pesce per non rischiare di procurargli maggiori danni. Inoltre il consiglio è quello di effettuare la manovra tenendo sia il black bass che il pesce immersi. In questo modo, vedendo le bolle uscire dall’ago, potremo essere sicuri che stiamo effettuando la manovra correttamente. È quindi importante muoversi con sicurezza e rapidamente, infatti tutta l’operazione durerà non più di 8 o 10 secondi.
Qui di seguito potete vedere un interessante video scentifico in cui si spiega come procedere (è in inglese ma non farete certamente fatica a seguire le immagini).
Riportare il black bass in profondità
Questa manovra è certamente la meno invasiva delle due, ma non è altrettanto veloce e soprattutto richiede più tempo. Per eseguirla ci servirà una corda e un peso, in molti casi dovremo cercare di arrangiarci con quello che abbiamo, l’importante ovviamente è non esagerare con il peso e non usare una corda troppo grossa per evitare di fare più danni che altro.
Il concetto di base è quello di riportare il nostro black bass in profondità, in modo che la sua vescica natatoria possa lentamente sgonfiarsi da sola. Questa tecnica ovviamente richiederà la nostra attenzione, non basterà far scendere in profondità il pesce, ma dovremo lentamente farlo risalire stando ben attenti ai suoi comportamenti.
Ci vorrà certamente più tempo che con l’ago, ma non sempre avremo un ago ipodermico quando saremo a pesca, mentre un filo e del piombo bene o male riusciamo sempre a recuperarli. Inoltre con questa tecnica difficilmente rischieremmo di fare più danni del barotrauma. Questo non significa che abbiamo più certezza di riuscita anzi. Si tratta comunque di una procedura che provoca al black bass moltissimo stress come potete immaginare, ma se non altro non rischierete di bucarlo a casaccio.
Vi è mai capitato di avere per le mani un pesce affetto da barotrauma?
Cosa avete fatto? Siete riusciti a salvarlo?