La Fipsas da i numeri su bracconaggio e alloctoni

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Lo scorso weekend, presso il Pescare Show di Vicenza, si è tenuto un incontro promosso da Pesca Tv e F.I.P.S.A.S. con un confronto su argomenti spinosi e molto caldi, come la presenza degli alloctoni nelle nostre acque e la loro convivenza con gli autoctoni rimasti e, ancora, le possibili soluzioni da dare al drammatico problema del bracconaggio. Il punto di partenza sono stati i risultati del sondaggio condotto da Pesca Tv e F.I.P.S.A.S. che ha coinvolto più di 4000 interlocutori e che ha portato alla luce le conoscenze e le opinioni dei pescatori sportivi e ricreativi nei diversi ambiti.

All’evento hanno partecipato Matteo De Falco, direttore editoriale di Sky Pesca e Alberto Salvini, vice direttore, che hanno iniziato lo spazio chiedendo al Presidente della Fipsas prof. Ugo Claudio Matteoli cosa ne pensasse dei primi numeri del sondaggio, quelli sulla conoscenza o meno di autoctoni e alloctoni e su quali specie considerassero più dannose rispetto ad altre.

Non avevo dubbi che i pescatori conoscessero questa differenza e non mi spaventa affatto quel piccolo 7% di chi non ne sa nulla; quello su cui pongo maggiormente l’attenzione è su come venga vissuta la convivenza tra autoctoni e alloctoni, su come qualcuno pensi si possano eradicare gli alloctoni, sulle azioni di mentalità quasi nazistica che vengono progettate per sterminare anche specie che ormai invece vivono nelle nostre acque in equilibrio con le altre.

Una cosa deve essere chiara a tutti: è impensabile reimmettere delle specie che ormai non trovano più gli ambienti naturali originari, non potrebbero né riprodursi né sopravvivere. Altre specie alloctone invece, sono ormai presenti da talmente tanti anni che sono, a tutti gli effetti, autoctone. Ne è un esempio lampante la carpa, da secoli nelle nostre acque, per questo la Federazione sostiene la sua causa e ha fatto partire una raccolta firme affinché venga inserita nella lista dei pesci autoctoni.

D’accordo con le motivazioni che sostengono questa causa anche due voci storiche della pesca sportiva e ricreativa italiana, Riccardo Galigani e Roberto Ripamonti, nonché il veterinario e ittiologo di Graia Srl Cesare Mario Puzzi, presente al talk show per portare il punto di vista di chi queste tematiche le studia e le segue direttamente con il proprio lavoro.

Inoltre è emerso un punto molto particolare dalla discussione, cioè che tra i pescatori ci sono pericolose “preferenze” all’interno della classificazione degli alloctoni legate naturalmente alle scelte dei pescatori che amano insidiare un certo tipo di preda rispetto ad un’altra. Inoltre durante la discussione si sono ascoltati alcuni suggerimenti dal pubblico sulla gestione dei ripopolamenti nella acque di categoria A e B, per poi passare al commento dei risultati del sondaggio riguardanti l’altro tema scottante, quello del bracconaggio.

Un video sugli alloctoni

Il bracconaggio: una battaglia comune a tutti

Matteo De Falco ha iniziato lo spazio sottolineando come qui non esista diatriba tra chi è favorevole e chi no, ma che tutte le forze sono unite affinché questa piaga venga guarita, gli ha fatto eco il Presidente Matteoli:

Il fenomeno ha raggiunto dei picchi tali che è arrivato il tempo di prendere iniziative decise, ma vi dico subito che non è facile. Le nostre guardie volontarie si danno da fare, ma da sole non ce la possono fare

Difficoltà confermate anche dal neo eletto responsabile delle guardie F.I.P.S.A.S. Luigi Stuani intervenuto al talk:

Credetemi, non è facile trovare dei volontari che decidano ogni giorno di rischiare una coltellata per salvare le acque dai bracconieri; oggi non si pesca più per sussistenza perché il bracconaggio è un business che sostiene gruppi organizzati e ben strutturati. Come li combatte una singola guardia 2 km di reti che razziano 800 kg di pesce (finito sui mercati all’estero), come è successo pochi giorni fa nei laghi di Mantova? Servono sinergie!

Dopo l’intervento del responsabile delle guardie ha ripreso la parola il presidente Matteoli:

Per quanto riguarda le acque interne ogni regione ha le sue leggi e ancora non si capisce chi sia l’interlocutore, cosa che si capisce meglio nel mare dove l’interlocutore è uno.

Non bisogna neanche credere che il bracconaggio sia un problema risolvibile nel seno dei rapporti col Ministero delle politiche agricole. Ora poi che non ci sono più le province, con chi ci rapportiamo? Con le regioni?

Ad un Matteo De Falco e un Alberto Salvini che si sono rivolti al Presidente Matteoli come l’unica speranza in un ginepraio di difficoltà il numero uno della Federazione Italiana della Pesca Sportiva ha risposto:

Se stamattina mi sentivo pessimista riguardo ad una possibile soluzione, credo che la strada da percorrere sia proprio quella di creare una nuova realtà, una polizia ambientale specifica che si occupi di controllo sul territorio, un corpo a sé; lasciatemi ragionare su questa possibilità.

Fonte:

Portale Fipsas

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