Era l’agosto del 2013, quando all’alba partii da Domaso località sul Lago di Como in cui avevo trascorso qualche giorno di vacanza. Erano parecchi mesi che pianificavo questo viaggio, nonostante tutti i miei preparativi, non immaginavo minimamente cosa mi avrebbe aspettato lungo il tragitto.
Erano le 6 quando montai le valige sul portapacchi, la tenda sul contro scudo e misi lo zaino in spalla armato di canna da pesca.Giú la pedivella ed in un attimo il fracasso che fa un motorino con una marmitta elaborata ruppe il silenzio del lago.
Partii, la metà era già fissata da molto tempo, Montespluga, località adiacente all’onomimo passo; Passo dello Spluga che segna il confine con la Svizzera. Un luogo incantato, disabitato per molti mesi l’anno, coperto da metri di neve, dove risiede un bellissimo lago.
Erano passate un paio di ore, quando mi fermai per far riposare il motore. Tornanti stretti e salite in cui il Booster dava evidenti segni di fatica.
Finalmente dopo diverse ore di viaggio raggiunsi la meta. Un lago dal colore blu scuro, arroccato tra le montagne e baciato tutto il giorno dal sole.
Dopo aver disposto il campo base, iniziai a pescare!
Filo dello 0,20 bombarda affondante, girella, terminale dello 0,16 amo del #5 con un bel lombrico incalzato. Erano forse le 10 di mattina quando i primi lanci toccarono l’acqua.
Ne avevo sentito parlare fin da piccolo, che i temoli si prendono a mosca nei torrenti. Riviste che mettono in copertina in primo piano grandi pescatori con in mano un grosso temolo pescato chissà in quale sperduto torrente. In Valtellina ce ne sono sempre meno. Dicevano.
In effetti informandomi su internet e leggendo qua e la capii che avevano ragione tutti quei signori di una certa età che sentivo parlare nei negozi di caccia e pesca. Il Temolo, un pesce così sfuggente e rinomato mi attraeva sempre di più.
“Chissà dove si possono pescare? Forse in Trentino?” Tante domande che mi avevano sempre colpito.
E poi arrivo il mio temolo
Era il terzo lancio, ricordo bene come se fosse adesso. Cimino piegato, filo in tensione e come un marlin il pesce dalla grossa pinna saltó fuori dall’acqua. Avevo preso un temolo.
Non sapevo se era grosso, non sapevo nemmeno cosa volesse dire “grosso” ed a che misura si riferisse questo termine. Sapevo solo una cosa, anzi due: che tirava molto e saltava! Un recupero durato pochi minuti che sembrava non finire mai, ero emozionato quanto curioso di vederne uno da vicino.
Ormai era sotto riva, un pescatore con cui avevo simpatizzato in quei pochi minuti di pesca si allungò e con il suo retino mi aiutò a portare a terra il pesce. Prima ancora di non credere ai miei occhi della cattura che avevo appena fatto, il pescatore chiamò il suo collega e gli disse “Vieni a vedere!” La mangiata era stata delicata, appena appena sul labbro superiore.
La prima cosa che feci fu aprire quell’enorme vela che aveva sulla schiena e che tanto mi incuriosiva, e pensai “É prorpio tutto come nelle foto”
Una pinna enorme dalla livrea argentata e blu metallizzato. Uno spettacolo! Uno dei due pescatori che erano li con me disse senza usare termini troppo spinti e difficilmente utilizzati da un pescatore per elogiare un altro “Bella cattura!” Misurava 2 spanne, esattamente 2 spanne e 4 dita e quasi certamente raggiungeva i 50cm.
Era troppo bello e desiderato per finire sul fornelletto, con un semplice tic fu slamato, fotografato e in un attimo riprese la libertà. Probabilmemte è stata la fortuna del principiante, pochi dubbi invece che siano state grandi emozioni…