Cinque anni per i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, proprietari della Lombarda Petroli di Villasanta, 3 anni per l’ex direttore di stabilimento Vincenzo Castagnoli, e due anni e mezzo per l’ex custode Giorgio Crespi.
Queste erano le richieste di condanna formulate dai pm Emma Gambardella e Donata Costa, nell’ambito del processo celebrato al tribunale di Monza per il disastro ecologico del 23 febbraio 2010, quando tonnellate di gasolio e oli combustibili fuoriuscirono nottetempo dalle cisterne del deposito di idrocarburi alle porte di Monza, raggiunsero il depuratore del capoluogo brianzolo tramite canali fognari, e si rovesciarono nel Lambro, fino al mare Adriatico.
Un disastro ecologico che tutti ricordiamo come uno dei maggiori scempi che il nostro paese avesse mai visto. Infatti la tesi della procura, è che i rubinetti siano stati aperti volontariamente per nascondere ammanchi di prodotto non dichiarati, in vista del minuzioso controllo fiscale, che di lì a poco avrebbero ricevuto alla Lombarda Petroli, in vista della chiusura del sito.
L’amara sentenza per i responsabili dell’ondata di petrolio nel Lambro
Tuttavia per l’incidente del 2010 (anche se paralre di incidente è quasi un eufemismo ndr.) unico condannato è il custode della ex raffineria che proprio quella notte il custode non fece il giro di controllo. Il Tribunale di Monza lo ha condannato a cinque anni di reclusione oltre al risarcimento danni nei confronti dei Comuni e delle Regioni interessate dal disastro ecologico.
Assoluzione invece per i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue gestori della Lombarda Petroli di Villasanta e per il direttore dello stabilimento Vincenzo Castagnoli.