Secondo diversi nutrizionisti si tratta di mitologia: il pesce non sarebbe comunque un alimento sano, a prescindere dall’inquinamento o meno. Come spiega il Phisicians Committee, associazione che riunisce medici, esperti e ricercatori, il pesce è ricco di colesterolo: Se una bistecca da 80 grammi contiene 70 milligrammi di colesterolo, la stessa quantità di gamberetti ne contiene 161, e il colesterolo è associato da molti studi a un aumentato rischio di blocco delle arterie. Quindi i grassi del pesce, da molti considerati preziosi perché ricchi di Omega3, sarebbero invece dannosi.
Questo giusto per fare un quadro generale di cosa significhi realmente ingerire del pesce. Ma veniamo ora alla nota dolente.
Il pesce e l’inquinamento
I pesci sono senza dubbio fonti di inquinanti di ogni tipo. Numerose ricerche hanno chiarito che il pescato (nelle acque di tutto il mondo) è pericolosamente ricco di mercurio, ma anche di tossine come policlorobifenili, diossina e clordano.
Già nel 2004 la Commissione Europea raccomandava di limitare il consumo di pesce. Diversi Paesi, Italia compresa, raccomandano già da tempo a donne in età fertile e bambini di limitare il consumo di pesce.
Sempre secondo la quota massima ammissibile è minore di 100 grammi a settimana di pesci quali: spada, tonno, smeriglio, verdesca, merluzzo e ogni altro grande predatore.
In Europa tuttavia siamo ottimisti, infatti in altri paese come la Nuova Zelanda queste indicazioni sono ben più rigide, 100 grammi ogni due settimane. Gli Stati Uniti invece fanno di più e sconsigliano totalmente l’ingestione di pesci, soprattutto di grandi predatori, alle categorie a rischio.
Questi, dati alla mano, sono ciò che gli studi ci dicono, a voi tirare le conclusioni.