Il biennio 2015/16 è stato il più ricco di novità nella pesca alla trota degli ultimi decenni, sicuramente uno dei più divertenti che io ricordi. Non tanto perchè sia stata un’annata particolarmente ricca di catture, ma più che latro per le novità del mercato che hanno investito l’Italia come un vero e proprio tifone in piena. Sicuramente questo inverno vi sarà capitato di sentir quantomeno parlare di Trout Area, o se non altro vi sarà capitato di vedere bazzicare per i laghetti di pesca sportiva dei pescatori armati di canne leggerissime e esche minuscole. La Trout Area negli ultimi mesi ha letteralmente invaso l’italia, ma non è di questo che vi voglio parlare oggi.
La stagione della pesca alla trota in torrente è già cominciata da qualche mese e come di consueto l’apertura della trota torrente coincide anche con una forte diminuzione della presenza dei pescatori nei laghetti di pesca sportiva. Molti amanti della pesca alla trota in questa stagione infatti abbandonano i piccoli laghetti cittadini per dedicarsi ad una pesca molto più soddisfacente sotto molti punti di vista (senza nulla togliere alla Trout Area che è diventata anche una mia passione in questi mesi ndr.).
Ed è stato proprio a cavallo di questa apertura 2016 di pesca alla trota che si è fatto un gran parlare di Native. La parola Native era già sulla bocca degli addetti ai lavori da qualche mese, negozianti e produttori continuano a parlarne eppure fino ad ora i pescatori non hanno ben capito di cosa si tratti.
Prima di parlare di Native facciamo una premessa importante: Il native, per come lo stiamo interpretando qui in Italia, non è assolutamente una novità nel panorama della pesca italiana, è semplicemente la classica pesca a light spinning (o anche ultra light) applicato alla pesca alla trota in torrente.
La filosofia che c’è dietro alla pesca native
Sorvoliamo per un attimo su tutti i crismi tecnici del caso (che approfondiremo magari un altro articolo) e cerchiamo di capire cosa c’è di così affascinante nella pesca alla trota in torrente e nel concetto di native:
Non servono chissà quali studi di lingua inglese per capire che Native in italiano si traduce con Nativo, nato in quei posti (autoctono giusto per tirare in ballo una parola molto comune tra i pescatori italiani del nuovo millenio). Significa andare alla ricerca di trote nate e cresciute in ambienti molto naturali, spesso incontaminati e difficili da raggiungere. È un po quel concetto di pesca wild di cui ogni tanto sentiamo parlare.
Nulla di nuovo insomma, però sembra che negli ultimi mesi l’interesse per questo tipo di pesca sia notevolmente aumentato, qui da noi come all’estero. Potrà sembrarvi strano, ma per molti pescatori, sia italiani che esteri, la pesca in torrente è sinonimo di tratti di fiume o torrente destinati a riserva (no kill o addirittura pronto pesca) abbastanza delineati e dove si possono trovare trote abbastanza agevolmente, spesso di immissione.
Capiamoci, io non sono assolutamente contro questi tratti di fiume, anzi… sono un assiduo frequetatore di diverse riserve qui nel nord Italia (Come ad esempio Ponte Nossa sul fiume Serio, che è stata una delle mie palestre per la pesca alla trota). E sono convinto che dei tratti di riserva No Kill ben tutelati e con un progetto di immissione ben programmato siano la strada da intraprendere per un recupero di certi ambienti. Ma non è questo il senso di tutto il discorso.
Mentre ora, con questa “moda” del Native, molti pescatori stanno cominciando a pensare di andare a pucciare le loro esche fuori da certi posti. Abbandonare la “cattura facile” (che poi vorrei capire se esiste veramente un posto con la cattura facile) e andare a macinare km e km su sentieri spesso impervi a caccia di emozioni ultra light.
Immaginatevi un piccoli riale di montagna, non più largo di una manciata di metri, che scorre placido tra rocce e bochi. Un riale talmente piccolo che spesso si fatica a immaginare che ci sia dentro qualcosa, ma che però, se prestiamo attenzione, non sarà raro avvertire delle bollatine impercettibili e delle vere e proprie saette nere schizzare in acqua. Durante il suo percorso questo piccolo torrente crea diversi spot interessanti per un pescatore: correntine, cascate, giri d’acqua e buche che sembrano dire solo una cosa: “Lancia!”
In questi ambienti ci sono trote che spesso non superano i 30 cm, anche se le sorprese sono sempre dietro l’angolo e ci riempie il cuore quando catturiamo una bella fario di “solo” (si fa per dire) 40 o 50 cm. E quando accade, la gioia è talmente tanta che si fatica anche a scattare una foto.
Quando abbiamo in canna una di queste principesse del torrente non sarà raro stupirsi della tenacia e della forza con cui queste trote combattono e, una volta portate a guadino, se le guardiamo con cura non sarà difficile capirne il motivo: Sono trote selvatiche, dove questo aggettivo non è dato tanto per… Livree spettacolari e pinne forti e robuste, abituate alla corrente.
Spesso quando mi trovo con una di queste piccole meraviglie nel guadino la guardo con riverenza, la slamo velocemente e spesso ho dei risentimenti anche a toccarla. Sono esagerato, me ne rendo conto, ma in certe occasioni ho la sensazione di essere soltanto un ospite in questi posti, un intruso a cui è stato concesso l’onore di poter combattere una creatura meravigliosa e l’onere di poter indugiare con lo sguardo su di lei prima di un più che obbligatorio rilascio.
Ok, è tutto molto bello, ma ci si diverte veramente a pescare ste trote da 20 cm?
Diciamocelo seriamente, che che se ne dice ad un pescatore interessa una cosa sola: prendere il pesce e prenderne tanto!
Possiamo stare qui a raccontarci le favole sulla soddisfazione di una cattura in certi ambienti, sul ragionamento che ci ha portati a scegliere una determinata esca, a fare un determinato movimento o lanciare in un determinato punto; ma tanto quello che ci interessa è sentire quel inconfondile tic tic sul cimino e quel qualcosa di ancora ignoto dall’altro capo della lenza. Sfido chiunque di voi a dire il contrario.
E questa pesca è forse quella che più di ogni altra ha saputo darmi quello che tutti cerchiamo: Arrivare in un posto, ragionare un po’ su come pescare, lanciare e inziare a catturare pesce!
Mi è capitato molte volte di arrivare su un torrente e catturare al primo lancio una trota anzi… il difficile sarà riuscire a fare altre catture in quella buca. Dovete pensare di essere in un ambiente in cui le trote non sono così abituate alla presenza dell’uomo come avviene ad esempio in una riserva. Possiamo quasi dire che qui le trote sono più ingenue se vogliamo.
Ma ingenue non è sinonimo di stupide! Quando capiscono che c’è qualcosa che non va ci mettono un secondo a sparire immediatamente nelle loro tane. Dovremo essere noi bravi a non farle insospettire, con lanci precisi e ben calibrati e con spostamenti il meno invasivi possibili. Prossimamente cercheremo di lasciare da parte la parte più romantica della pesca alla trota in torrente e vedremo tutti quei crismi tecnici di cui ci piace tanto parlare e che oggi abbiamo sorvolato.