La pesca all’alborella è un tipo di pesca molto praticato: fino all’inizio degli anni Novanta, la maggior parte delle gare di pesca sportiva era di questo tipo. Vari i motivi di tale diffusione: primo tra tutti, la grande quantità di questo genere di pesci nelle acque italiane a quei tempi. Non era un caso, dunque, che molti pescatori amatoriali si dedicassero con successo e soddisfazione alla pesca all’alborella (complice la gratificazione culinaria che tale pesce garantiva).
Ai giorni nostri purtroppo le alborelle sono conisderate una specie praticamente scomparso, le segnalazioni della scomparsa delle alborelle si sprecano, come ad esempio sul lago di Como, dove gli abitanti non si piegano che fine abbiano fatto.
Dal punto di vista tecnico, la pesca all’alborella impone l’utilizzo di canne di lunghezza compresa tra il metro e mezzo e i sei metri, con una pastura a base di latte in polvere, crisalide del baco e pane macinati finemente. Le lenze sono costituite da galleggianti, il cui peso va – nella maggior parte dei casi – da un minimo di 100 milligrammi a un massimo di 5 grammi. La pastura può essere bagnata in due modi: con poca acqua, per creare un composto sfarinato; o con molta acqua, per fare vita a una pappetta che, una volta lanciata in acqua, attira a galla le alborelle.
In genere, la pastura preparata con poca acqua viene impiegata nei casi in cui si vuole lavorare a profondità differenti. In effetti, tanto più si preme con la mano la “pappetta”, quanto più profondo sarà il punto in cui essa si aprirà.
Come si sviluppa l’azione di pesca all’alborella
Per quanto concerne la tecnica di pesca nello specifico, l’azione deve essere il più possibile rapida: una volta lanciata in acqua la lenza, la pasturazione deve essere effettuata tutte le volte che l’alborella viene salpata, così da impedire che il branco si disperda. Gli ami che vengono impiegati sono principalmente a gambo lungo, con misure da 26 a 18 e diametri particolarmente sottili. Si parla, nello specifico, di ami maialini, poiché le esche sono rappresentate da bigattini che provengono dallo sterco di maiale.
I galleggianti possono avere una forma più allungata (se si vuole vedere meglio le mangiate laterali) o una forma più rotonda e simmetrica (che viene preferita per i casi in cui il pesce si diriga in superficie per mangiare).