Dopo undici anni dall’accaduto e sei dall’inizio del processo, arrivano quattro condanne in via definitiva per il furto di sabbia dal Po in località Boretto, provincia di Reggio Emilia.
Il reato ambientale è avvenuto nel 2003 quando i quattro condannati furono arrestati e processati per direttissima perché fermati in flagranza di reato dalla Polizia giudiziaria, appostata sulle rive del Fiume Po.
Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna e membro del direttivo nazionale dell’associazione ambientalista commenta così l’accaduto:
Il ritardo della condanna è endemico alla giustizia italiana. Siamo comunque soddisfatti perché siamo arrivati in fondo, il rischio era quello della prescrizione e l’abbiamo evitato. Non risolve il problema alla radice, ma serve da monito.
In un altro caso facente parte dello stesso filone di indagine non siamo stati accettati come parte civile; temiamo non ci sia molta volontà di arrivare fino in fondo al caso. Il Pubblico Ministero ha tergiversato.
Il motivo di questo furto è presto detto: La sabbia del fondale del Po è materia preziosa per l’industria del cemento e, sin dagli anni del boom economico, fa gola a molti. In edilizia è usata nella produzione di svariati componenti strutturali, dal semplice laterizio all’impasto per il manto stradale.
Inutile dire che il danneggiamento e deturpamento ambientale ha sempre una ricaduta, sia sugli ecosistemi ormai devastati del grande fiume che in termini economici.