Quando Lino mi aveva detto che saremmo andati in Trentino a pescare ero rimasto un po’ titubante. Dove, come, quando e soprattutto perchè?
Non che l’idea di pescare in bellissimi torrenti montani non mi facesse gola, anzi. Ma noi due cosa ne sapevamo della pesca in Trentino e dei suoi corsi d’acqua?
La risposta che mi diede Lino fu semplice: “Max di Trentino Wild Fishing ci farà da guida!” – avevamo conosciuto Max al Bergamo Spinnig Day ed eravamo entrati subito in sintonia, divertendoci come matti durante l’evento, così ci eravamo scambiati i contatti.
In quell’occasione Max ci ha anche spiegato il suo straordinario progetto: Dopo anni di viaggi di pesca in giro per il mondo facendo da guida a fortunati pescatori desiderosi di pescare fantastici predatori, Max vorrebeb cercare di portare anche qui in Italia la cultura della pesca come viene vissuta in altri paesi; e per farlo ha sceto le bellissime zone di pesca di casa sua, il Trentino.
È bastato giusto il tempo di un paio di telefonate e abbiamo organizzato tutto. Date luoghi e itinerari erano subito pronti, non restava che attendere il fatidico venerdì sera per la partenza.
Il primo marzo finalmente è arrivato, alle 18 siamo usciti dall’ufficio, abbiamo sistemato le borse e le canne in macchina, ultima controllata all’attrezzatura e via, direzione Trentino. Prima di lasciare Milano però ci siamo fermati a raccogliere Alessandro di Hooked Fishing Lures che sarebbe stato nostro compagno di pesca in questa due giorni trentina.
Viaggio rapido e indolore, alle 22 arriviamo a Trento dove incontriamo Max che ci fa strada fino al Bed & Breakfast che ci ha prenotato. Scarichiamo tutto e andiamo a mangiare, dopo cena beviamo qualcosa in un locale chiacchierando di pesca e della giornata che ci attende e poi siamo a letto.
La sveglia suona inesorabile alle 5 e mezza, si fa un po’ fatica ad alzarsi a quell’ora, comunque alle 6 riusciamo a essere giù in strada ad aspettare l’arrivo della nostra guida. Colazione veloce al bar e alle 7 scendiamo sull’Avisio per cercare di catturare qualche bella trota fario.
Decido subito di sondare con un ondulante una piccola buca nascosta dietro un grosso masso, e dopo i primi lanci cambio artificiale passando ad un rotante martin del 4 su consiglio di Max che mi fa anche segno di lanciare dietro al masso. Faccio un paio di passi in acqua per poter lanciare più agevolmente e ci provo.
Primo lancio con la nuova esca e salta subito fuori la prima fario del week end che ci fa subito ben sperare sull’attività del pesce, fattore cruciale che ci aveva tenuto un poco in ansia fin da subito visto che siamo ai primi giorni in cui un debole sole comincia a scaldare queste zone. Meno di una settimana fa stava ancora nevicando.
Capisco subito anche di dover stare attento alle mosse e ai consigli di Max, del resto è lui la guida e su queste acque è di casa. Sa esattamente dove vale la pena spendere qualche lancio in più e dove è meglio non perderci troppo tempo. Sinceramente penso che senza di lui avremmo passato molto tempo a sondare zone e luoghi senza realmente sapere se potevano nascondere pesce o meno.
Dopo aver sondato bene la prima buca passo a quella più sopra già occupata dai miei compagni. Non riusciamo a cavarne neinte quindi cominciamo a scendere alternandoci tra le diverse buche.
Nonostante avessimo chiesto più volte a Max di imbracciare la canna e pescare con noi, è stato irremovibile:
“No oggi no, vi farò le foto. Domani andiamo a Marmorate e c’è il rischio di fare la big, li la canna la porto”
Un vero peccato, ero molto curioso di vedere come si muoveva un pescatore della sua esperienza in certi posti e in certe situazioni, tutto rimandato all’indomani.
Scendendo per l’Avisio arriva anche la seconda cattura, questa volta una big uscita da una buca abbastanza profonda, ad allamarla è Alessandro che si era fermato a sondare quella buca con parecchia attenzione:
“Era una tipica buca da trotona non poteva non essercene una nascosta, però è stata una mangiata molto apatica”
La cattura non può che farci contenti, ma le parole di Alessandro sulla scarsa vivacità della fario non sono di molto incoraggiamento, non resta che sperare nel sole che si sta alazando e che sta cominciando a raggiungere la vallata.
Riprendiamo la nostra discesa con Lino in completa smania da cappotto, si sarebbe buttato lui stesso in acqua per tirar fuori una trota se solo ne avesse addocchiata una.
Così mentre lui si impegna a sondare un piano con acqua molto calma io e Alessandro proseguiamo entrando in una forra e pescando nelle prime buche che secondo Max potrebbero nascondere la big marmorata.
Guardandomi intoro rimango affascinato dall’ambiente, cerco di immaginarmi come possa essere quella forra in primavera o in estate con tutta la vegetazione che scende per quelle alti pareti. Non riuscendo a figurarmela mi riprometto di ritornarci quando i boschi si saranno ricoperti nuovamente di verde.
Sono rimasto talmente colpito da quei posti che un po’ mi è dispiaciuto quando Max ci ha avvertito che avremmo cambiato completamente tratto scendendo più a valle, dove il sole, che qui non ha ha ancora fatto capolino, più in basso sta già scaldando l’acqua da un paio d’ore.
Saltiamo in macchina e partiamo in direzione di un’altro tratto di Avisio, praticamente in paese. Arrivati sul posto notiamo subito il gran numero di pescatori in pesca, segno che lo spot promette bene.
Scendiamo sul fiume dove, parlando col guardiapesca, scopriamo che in tutta la mattinata sono uscite una quindicina di trote, nonostante la recente semina. Quindi pesce apatico anche qui. Sicuramente l’elevata pressione di pesca non aiuta.
Entriamo in pesca facendo vari passaggi, mentre Alessandro si fionda subito nella buca principale, la più affollata, io e lino ci dedichiamo ai tratti più tranquilli, cercando di sondare bene le zone vicino ai sassi affioranti. È proprio durante le divere passate, cercando sempre di arrivare sotto i massi per stanare qualche trota nascota che dilapido la mia tackle box.
Mentre risaliamo verso la buca dove Alessandro sta pescando Max ci informa che il nostro compagno ha catturato un barbo di belle dimension, ma le trote stentano a muoversi.
Dopo aver fatto un altro giro decidiamo di entrare in un bar sulla strada e fermarci per la pausa pranzo. Mentre mangiamo il panino incontriamo due pescatori locali amici di Max, che ci chiedono se possono unirsi a noi per il pomeriggio.
Una volta rifocillati partiamo tutti insieme in direzione del fiume Noce. Putroppo, arrivati sul posto troviamo il fiume in piena. Max ci spiega che succede spesso su quel tratto di fiume; la vicina centrale eltettrica apre le paratie in caso di richiesta di energia e il fiume si ingrossa in pochi minuti. Ovviamente questo sbalzo oltre a influire negativamente sull’attività dei pesci è anche molto pericoloso per i pescatori.
Max ci racconta che non è raro che debbano partire i soccorsi per recuperare qualche pescatore che si è fatto sorprendere dalla piena.
Quando si pesca bisogna tenere un occhio sul pesce e uno sul fiume e salntare subito fuori se si nota qualche cambiamento
Vista la situazione del Noce decidiamo di spostarci in Adige, nel tratto di San Michele. Cerchiamo tutti di stanare qualche trota dal fondale ma l’unica cattura che riusciamo a far uscire dal fiume è una coscia di un volatile non ben definito (tacchino forse) che Lino allama sul fondale. I divertenti rischi del mestiere.
Vista la lunga giornata cominciamo ad essere stanchi, così ci fermiamo in un vicino bar per una merenda prima di rientrare. Ma soprattutto per scambiare qualche chiacchiera coi due pescatori appena conosciuti.
Durante il ritorno verso casa attraversiamo nuovamente il Noce e lo troviamo irriconoscibile: quello che prima sembrava un grosso fiume in piena ora è un tranquillo fiumiciattolo di fondovalle.
Saltiamo giù dalla macchina e ci fiondiamo sulle rive anche se l’ora tarda non ci da molto tempo pescare. Speriamo che il repentino abbassamento del livello abbia rimesso in attività le trote, ma non abbiamo molto successo.
Cerco di perlustrare bene vicino a tutti i sassi affioranti che incontro, spingendomi anche in acqua fino quasi all’altra sponda, anche allontanandomi dal gruppo in pesca.
Durante un attraversamento decido di andare a sondare una zona tranquilla sotto l’altra sponda, approffitto di un piccolo sbarramento che crea una cascata per attraversare, ma proprio mentre mi preparo a fare i primi lanci mi accorgo quasi per caso che qualcosa non va, l’acqua che mi batte sulle gambe sembra diventare più insistente.
Ripensando alle parole di Max giro i tacchi e raggiungo Lino che pescava sulla stessa cascatella più indietro.
“Non ti pare che l’acqua si stia alzando?”
“Ma no figurati, l’hanno appena abbassata”
Decidiamo comunque di tornare verso riva e appena arriviamo all’asciutto ci voltiamo per cercare qualche spot per gli ultimi lanci e ci rendiamo conto che la striscia di sassi su cui eravamo poco prima ora è sparita. Davvero incredibile.
L’ora tarda oramai non ci permette più di pescare e dobbiamo chiudere qui la prima giornata in Trentino. Leggermente sottotono con le catture, anche se ce lo aspettavamo, anzi siamo già stati fortunati a trovare un week end di bel tempo.
Non resta che rientrare al bed and breakfast, lavarci e andare a cena prima di buttarci a letto stravolti.
Ragazzi siete grandi !!(: Non sapete quanto vi invidio !! (:
Ahahah e non hai ancora letto il report del secondo giorno, li si che ci sarà da divertirsi 😉
Comunque sono sicuro che anche te hai qualche bella storiella di pesca che potrei invidiare 😀
Non credo siano molto da invidiare i miei cappotti 😀 ormai ho una certa professionalità nel prendere qualsiasi cosa di diverso da un pesce.
Ma la seconda parte quando la pubblicate ?? Ora non vedo l’ora di leggerla (:
È in scrittura, penso che sarà online entro questo venerdì tempo permettendo 😉
Non vedo l’ora (:
Grandissimi ragazzi !!!
Mi ha fatto immenso piacere averi quà in Trentino per un magnifico week end e speriamo che alla prossima le TROTAZZE collaborino di più 😉
Grande Max, alla prossima dobbiamo far saltare fuori la BIG!!!