Continuiamo a parlare di Pesca all’inglese, dopo aver visto, tutte le attrezzature e le montature da usare pescando all’inglese è arrivato il momento di parlare di esche, e successivamente nei prossimi articoli parleremo anche di ami e soprattutto di inneschi.
In terra d’Albione, sono molto pragmatici in termini di esca, riducono tutto al semplice bigattino o in alternativa il caster, esca su cui sono stati in grado di costruirci sopra un arte e una cultura.
A breve distanza come popolarità segue il semplice lombrico di terra o di letame con il poliedrico mais, ma solo durante la stagione calda.
Poco usati sono invece il verdevase e i semi vari tanto in uso qui nel bel paese, semplicemente perché il verdevase costa parecchi soldi ed è quasi esclusivamente appannaggio degli agonisti in caso debbano sbrogliare una competizione a rischio di compromissione, ed i semi piuttosto che il pellet non sono, a livello proteico, tanto apprezzati dai pesci costretti ad un esistenza in acque sempre molto fredde.
Infatti come ci insegnano i carpisti doc per mantenere la temperatura corporea sufficientemente alta a garantire le normali funzioni vitali i ciprinidi, carpa in primis, bruciano un sacco di proteine che accumulano durante la stagione calda e che vanno comunque reintegrate dopo il periodo di semi letargo invernale. Ciò non toglie però che un bel mazzetto di bigattini innescati a fiocco sull’amo nel mese di Gennaio, sortisca nel pesce lo stesso effetto che sortirebbe una bella fiorentina cucinata ad hoc nella mente di ognuno di noi dopo una settimana di digiuno completo.
I bigattini nella pesca all’inglese
Il bigattino è l’essenza totale della pesca all’inglese, i britannici ci hanno ricavato una vera e propria scienza, tanto per capirci:
In Italia, noi chiamiamo tutte le larve di mosca carnaria erroneamente bigattini, mentre loro le distinguono per forma, colore, peso ed aspetto ed in pratica hanno ragione dato che non sono la stessa cosa. Per loro il bigattino classico va distinto dal pinky dal gozzer e dallo squatts.
Inutile dire che tassativamente debbano essere comunque freschi qualunque essi siano, cioè con pochi giorni di vita così solo sarà grassoccio vitale e molto gradito ai pesci.
Per capire se il bigattino è fresco basta osservarlo ed individuare una macchia nera molto marcata sotto la pelle dell ‘estremità anteriore (quella appuntita). La macchia è il cibo ingerito mentre il bigattino cresceva sopra il sub strato del “cantiere”, più sarà grande e visibile la macchia più sarà fresco il bigattino. La macchia scompare dopo tre giorni circa dal momento che viene tolto dal sub strato di carne che fa’ da cantiere perché sarà completamente digerita.
Dopo poco dalla scomparsa delle macchia ci sarà la trasformazione del bigattino in crisalide, cioè in “caster”.
Anche se vecchi però i bigattini non sono da scartare!!!
I freschi saranno innescati per rendere più appetibile la nostra insidia e questo è un fatto, i vecchi verranno utilizzati per pasturare dato che il loro peso specifico aumenta sensibilmente una volta maturati.
Consideriamo poi che i vecchi sono insuperabili se si tratta di incollarli per farne delle palle della dimensione di una noce misti al ghiaietto per renderli più pesanti sia per lanciarli a distanza con le fionde. piuttosto che vederli affondare velocemente una volta entrati in acqua.
Questo è possibile perché una volta maturato il bigattino cessa di cedere acqua, pena la morte per disidratazione, quindi a lungo andare non diluisce la colla che rimane efficace anche per diverse ore.
Il bigattino Gozzer
Il gozzer è un bigattino prodotto solo ai fini di innesco tanto è raro e pregiato, che se ne riesce a produrre solo ristrettissime quantità.
Questa sua rarità dipende dal tipo di condizioni molto particolari con cui va allevato e dalla sua biologia dato che è fisicamente diverso dal bigattino standard in quanto più grosso di circa un terzo.
Va allevato al buio completo e va utilizzata carne particolare come il cuore di maiale, il pollo e il piccione per nutrirlo, questa alimentazione lo ingrosserà e lo renderà parecchio morbido e succoso, però meno vitale e resistente del bigattino classico.
Lo si trova nei migliori negozi di pesca tendenzialmente dove si riforniscono gli agonisti con il nome di “orsetto” e spesso va ordinato preventivamente. Io li utilizzo per selezionare un po’ la taglia delle prede, boccone grosso invoglia il pesce grosso ma come sempre la dimensione dell’innesco è puramente indicativa.
Il bigattino Pinky
Il pinky invece contrariamente a quanto si possa pensare non è quella larva colorata con quel bel colorante rosso porpora tanto amato dai carassi, bensì un bigattino dal colore naturale di quel rosa sbiadito, pinky per l’ appunto in inglese, stadio larvarle di una tipologia di mosca che si differisce dalle altre solo per la pigmentazione cutanea tendente al marrone anziché nera.
Come esca da amo non vale un gran ché se non per catturare minutaglia, ma al contrario dei “raperini” diventa importante ai fini della pasturazione se sorge la necessità di doverli inserire nella pastura farinacea, data la loro scarsa vitalità permettono alle palle di pastura di disgregarsi più lentamente ma in anticipo rispetto ad una palla senza larve e più in profondità.
Interpretiamoli come una sorta di detonatore che anticipa lo scoppio della bomba quella frazione di secondo giusta per mettere i nostri richiami dove andrebbero messi.