Come vi avevo anticipato la mia giornata dedicata ai Black Bass californiani sarebbe stata una vera toccata e fuga sul Lake Casitas, 8 ore a fuoco prima di risaltare in macchina e correre a Los Angeles dove mi aspettava la mia ragazza.
Con Rich, la mia guida di pesca sul Casitas, ci siamo dati appuntamento la mattina presto al cafè dell’area ricreativa del lago. Inizialmente pensavo che “recreation area” stesse a indicare più che altro un parco sulle sponde del lago, in realtà si tratta di una vera e propria area chiusa al pubblico (si paga una piccola tassa per entrare e parcheggiare) dove è possibile fare campeggio, calare la barca (con uno scivolo asfaltato largo come un’autostrada, non sto scherzando) e molte altre attività all’aria aperta. Insomma proprio uguale uguale a noi in Italia no? 😀
Fatto il permesso di pesca (incluso nel prezzo della guida) al piccolo negozietto vicino al cafè siamo scesi al molo e siamo partiti. Purtroppo Rich mi ha spiegato di aver rotto il giorno prima il motore elettrico della sua bass boat, per cui avremmo pescato con il suo pontoon che usa per portare a pesca i gruppi. Inizialmente devo ammettere che la cosa mi ha un po’ seccato, ma la smania di pescare era talmente tanta che non ci ho dato troppo peso.
Rich mi ha fatto qualche domanda per sapere un po’ come pescavo e mi ha spiegato che avremmo pescato a buzz bait e spinner bait quando il vento si sarebbe fatto sentire, e a drop shot con vento calmo. Un grande errore che ho commesso è stato quello di non portarmi un paio dei miei mulinelli da casting, sapevo benissimo che gli americani pescano con la manovella a destra, semplicemente me ne sono dimenticato. Per fortuna Rich ha tirato fuori uno [easyazon_link identifier=”B00II1UZJY” locale=”IT” tag=”ilblogdellpes-21″]SHIMANO Curado[/easyazon_link] con la manovella a sinistra salvandomi la pescata.
La prima cosa che mi ha colpito è che il Lake Casitas non è per nulla un lago facile. Nella mia testolina da pescatore italico pensavo che in America mi sarei trovato davanti un tappeto di pesce desideroso di abboccare alle mie esche ma non è affatto così! Non è stata per nulla una pescata spensierata e semplice. Mi sono dovuto impegnare sul serio e tirare fuori tutta la concentrazione di cui ero capace come se fossimo in un Tournaments. Tanto che per la prima ora non ho visto ne un pesce ne un’abboccata. Poi, mentre stavo pescando a drop shot su una punta di terra, sento la prima leggera toccata. Ero talmente ansioso di sentire qualcosa in canna che non ci ho pensato due volte e ho ferrato. Il pesce ha fatto due partenze rapide dandomi il tempo di avvertire Rich, poi è riuscito a liberarsi senza neppure essersi fatto vedere.
Open the mud!
La giornata è andata avanti tra moltissimi spostamenti e altrettanti insuccessi. Il tempo non era di certo clemente: picchiava un sole tremendo e appena si alzava un minimo di vento riprendevo la canna da casting per lanciare lo spinner bait. Rich continuava a dirmi che stavo pescando nel modo giusto: dovevo lanciare contro la riva e “aprire il fango” che si trovava contro la riva. I bass sarebbero stati nascosti nella vegetazione subito sotto pronti ad attaccare.
Finalmente, a un paio d’ore dalla fine della pescata, mentre “aprivo il fango” sento un’incannata potente e mi trovo con in canna un bass decisamente aggressivo. Era un bellissimo pesce, non un gigante (anche se in italia avercene così!), eppure con le sue ripartenze mi ha dato del filo da torcere. Era un bel torello che Rich mi ha aiutato a salpare con il guadino. Finalmente tenevo tra le mani un bass americano!
Abbiamo messo il pesce nel livewell per farlo riprendere un poco e per sperare di riuscire a fotografare una bella doppietta e infatti dopo un paio di spostamenti un bel pesce esce deciso dalla vegetazione attaccando nuovamente il mio spinner bait. Questa volta il combattimento è stato meno impegnativo e il piccolino (anche se in italia ci metterei la firma per fare un “piccolino” così ad ogni uscita) è venuto su a farsi fotografare insieme all’amico.