Il blog della pesca

Intervista a Nicola Carletti del Comitato Difesa Acque sezione Venezia / Padova

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Settimana scorsa ci siamo interessati alla notizia che in provincia di padova i pescatori si stanno organizzando, anche attraverso i social network, per organizzare delle “ronde” di controllo sui fiumi. Avevamo espresso qualche riserva sulle buone intenzioni di questi ragazzi, così abbiamo contattato direttamente il Comitato Difesa Acque sezione Venezia / Padova per parlare con Nicola Carletti, rappresentate di questi ragazzi.

Ciao Nicola, innanzitutto per rompere il ghiaccio ti chiederei di presentarti ai nostri lettori

Abito nel veneziano, mia terra di nascita. Ho 28 anni e pesco da quando ne avevo 5. Ho la fortuna di abitare a pochi metri dall’Idrovia padova-venezia e dal fiume brenta e quindi gran parte della mia giovinezza è sempre stata passata in riva al fiume con la canna in mano. Sono laurato in lingua cinese mandarino e lavoro nel campo della progettazione 3D.

Come è nata l’idea di queste ronde? Sempre se così le vogliamo chiamare

L’idea è nata una sera di inzio febbraio di quest’anno quando, recatomi al mio negozio di pesca preferito, non facevo altro che vedere entrare gente che si lamentava di bracconieri armati di reti che stavano letteramente massacrando la fauna ittica del fiume che mi passa davanti casa.

Erano già mesi che ero a conoscenza e mi informavo quotidianamente della grave situazione nel ferrarese e nel rodigino e seguivo i gruppi di pescatori che cercavano di trovare una soluzione al problema visto la scarsità di interventi delle autorità. Da li capii che era giunto il momento di fare qualcosa anche nelle “mie” zone.

Ma in cosa consistono queste ronde?

In gruppi di 3-4 o solitamente da soli, durante l’arco della giornata si passa con l’automobile, in bicicletta o a piedi a controllare che non ci siano reti, fili in acqua o personaggi sospetti per gli argini che frequentiamo. Se qualcuno dovesse notare qualcosa di strano informa istantaneamente gli altri membri tramite l’apposito gruppo su whatsapp o Facebook, chi è nei paraggi si porta in zona e in base a quanto si vede vengono chiamate le autorità.

Abbiamo già fatto intervenire guardie volontarie e provinciali diverse volte durante l’ultimo mese. Sono stati trovati bracconieri in provincia di Venezia con barche e centinaia di metri reti, con le bilance e volte abbiamo provveduto noi stessi a recuperare cavi della corrente e diverse reti.

Credo che il termine ronda molte volte venga frainteso o gli venga data un’eccezione non corretto. Siamo armati solo di buona volontà, passione e la notte di una pila. La maggior parte delle segnalazioni sono state fatte da ragazzi in “pesca” che sono riusciti a segnalare prontamente barche o furgoni sospetti.

Quindi non intervenite mai in prima persona, ma vi limitate a contattare le autorità?

Nessuno è mai intervenuto, sappiamo che è meglio evitare di avere a che fare con questi personaggi che non di rado girano armati. Il compito che ci siamo preposti è quello di fornire tanti occhi in più al servizio delle forze dell’ordine che, come tutti sappiamo, risentono del momento di crisi e si ritrovano con pochi uomini e tagli sui finanziamenti.

Ho letto su Repubblica che Renzi vuole ridurre le forze armate da 5 a 4, accorpando a non si sa quale altro corpo la Forestale, cosa che ritengo non possa portare alcun vantaggio per la protezione e salvaguardia del territorio.

Molti pescatori si lamentano per aver segnalato situazioni sospette alle autorità ma queste non sono intervenute, o peggio hanno addirittura risposto male ai segnalatori. Come è stato fino ad ora il vostro rapporto con le autorità?

Abbiamo uno stretto rapporto di collaborazione con le guardie volontarie, la maggior parte delle volte sono loro a intervenire tempestivamente dopo aver ricevuto una segnalazione telefonica o tramite il gruppo. 5 di loro sono stati presenti alla prima riunione generale del 2 marzo (eravamo in 55) e ci hanno dato preziosi consigli e numeri di telefono ai quali rivolgersi.

La situazione cambia quando si cerca di fare intervenire la Provinciale. Molte volte ci viene risposto che “verrà fatto il possibile” e nel 90% dei casi monitorati fin’ora non è mai intervenuto nessuno entro la mezz’ora o 40 minuti dalla segnalazione. C’è ancora molto da lavorare in questo caso. Quando invece i misfatti avvengono più verso Venezia abbiamo visto che l’intervento tende ad essere solerte.

Giusto la settimana scorsa un gruppo dei nostri ha avvistato 2 barche di bracconieri con reti in un canale del veneziano, pochi minuti dopo la telefonata sono intervenute due pattuglie ma alla vista dei lampeggianti le barche sono fuggite a forte velocità, da terra è stato impossibile raggiungerli.

L’autunno scorso uno dei nostri ha scoperto dei bracconieri dell’est europa con reti e barca in una cava nel padovano. La polizia Provinciale interpellata telefonicamente ha ancora una volta risposto che sarebbe stato fatto il possibile ma di fatto non si è presentato nessuno e i balordi se ne sono andati con grande calma e un furgone pieno di qualsiasi tipo di pesce. È stato un duro colpo per l’ecosistema di quello specchio d’acqua e ci vorranno anni e anni per poter recuperare la fauna ittica, sempre se non verranno fatte altre incursioni.

Questa collaborazione con le autorità ha già portato a dei risultati?

In neanche un mese siamo riusciti a far intervenire la provinciale 2 volte nel veneziano e una volta nel padovano quando abbiamo avvistato imbarcazioni con reti, le guardie volontarie chiamate ad intervenire hanno inflitto più volte sanzioni soprattutto nel weekend a pescatori dell’est europa e cinesi sprovvisti di licenza che portano via ogni volta decine di kg di pesce, soprattutto carassi, carpe, persici reali, black bass. Abbiamo visto i controlli aumentare come mai prima d’ora, forse anche grazie all’eco mediatico creato dai giornali quotidiani. Ieri a Portoviro sono stati fermati e multati dei pescatori di frodo locali che hanno svuotato per mesi moltissimi corsi d’acqua del padovano. Questo è stato merito del lavoro di altri gruppi gemelli con i quali siamo in stretto contatto e collaboriamo. I pescatori si stanno unendo tutti sotto un unico fronte. È chiaro che si lotta uniti per salvare il salvabile.

Notizia di oggi pomeriggio (18 marzo 2015) : alcuni dei nostri hanno beccato un’imbarcazione di bracconieri Chioggiotti che bracconavano con le reti in tratto proibito nel Brenta in zona Santa Margherita. La polizia Provinciale, tempestivamente interpellata, ha continuato a rimbalzare la colpa tra Padova e Venezia, dicendo che il tratto era di competenza di Padova quando è invece chiaramente in provincia di Venezia. I bracconieri, molto sospettosi, hanno recuperato pesce e reti e sono scappati. Anche questo giro per colpa dell’inefficienza di alcuni il crimine è rimasto impunito.

Credi che le sanzioni che vengono fatte a pescatori pizzicati a pescare di frodo siano un deterrente sufficiente oppure i bracconieri ricominciano subito dopo?

Le leggi in vigore e le sanzioni raramente applicate non sono assolutamente adeguate alla situazione odierna. Il materiale (reti etc) viene solitamente sequestrato e non confiscato, le multe se confrontate con i lauti guadagni non sono sufficientemente salate. Tra Veneto ed Emilia Romagna si sta facendo pressione sugli organi competenti per inasprire le sanzioni e creare leggi più severe non per contrastare il fenomeno ma per per combatterlo definitivamente. Non si può continuare a permettere che vengano commessi quotidianamente crimini contro la nostra ittiofauna.

I bracconieri che sono stati presi a Portoviro ieri (17 marzo 2015) erano già stati pizzicati altre 4 volte. Sembra che questa volta la licenza gli verrà definitivamente revocata. Lo scopo dei gruppi come il nostro a difesa delle acque non è di fare la ronda per proteggere il singolo corso d’acqua, ora che siamo in ballo si sta cercando di arrivare in alto per portare l’attenzione alle amministrazioni competenti e far quindi adeguate le leggi ai nostri tempi. Noi pescatori chiediamo zone no kill sempre più estese e non solo limitate a carpa a luccio, chiediamo maggior sorveglianza non solo contro i bracconieri ma anche contro chi inquina e utilizza gli argini o fiumi come discarica… Il lavoro da fare è tanto.

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