A un mese dalla chiusura della stagione della trota, i pescatori della vicina Svizzera italiana fanno il punto e sollevano alcuni interrogativi.
I fiumi e i laghi hanno dato poco pesce!
Sul Lago Maggiore ad esempio, la pesca sta andando a intermittenza: molti coregoni, qualche trota lacustre e pochi persici. Mancano ormai da anni le alborelle e la scarsità di prede influisce sull’attività dei predatori. La pesca quest’anno è stata condizionata anche dal maltempo, da un’estate che non è mai arrivata.
Resistono ancora i pescatori di professione, anche se i rapporti tra questi ultimi e i pescatori sportivi non sono sempre idilliaci. C’è chi si chiede se sia ancora opportuno mantenere la patente per “semiprofessionisti”. Al di là degli sforzi e dei sacrifici che richiede la pesca con le reti sia un’attività redditizia. Ogni barca, nei periodi buoni, può portare a casa tra i 50 e i 100 chili di pesce a notte.
Rapido calcolo: mettendo che una volta filettato il peso del pescato si riduca della metà, e che i filetti vengano venduti a 15 franchi al chilo, abbiamo un ricavato tra i 400 e gli 800 franchi.
I pescatori di professione rispettano le regole?
Va anche detto che i pescatori a rete non sono tenuti a compilare la statistica delle catture prima di scendere dalla barca, ma possono farlo in laboratorio, dove nessun guardiapesca può eventualmente controllare la corrispondenza tra pescato e dichiarato.
Alcuni pescatori sportivi si sentono dunque un discriminati. Altro fattore che i pescaotri ricreativi lamentano è che il 26 settembre chiude la pesca alla trota, anche sui laghi. Ma le trote, che in questo periodo stanno migrando verso le foci dei fiumi (in particolare del Ticino) per riprodursi, finiranno inevitabilmente nelle reti dei pescatori di professione; sbarramenti lunghi un chilometro e mezzo che catturano tutto quel che passa.
I pescatori posano le reti per prendere i coregoni, ma nelle reti ci restano anche le trote. Per legge il pesce catturato con le reti in periodo di divieto (o sottomisura) dovrebbe essere destinato al consumo personale. Ma siamo certi di non sbagliare se affermiamo che anche quello finisce sul mercato. Non parliamo poi di chi mette le reti nelle zone di bandita o senza rispettare le distanze dalle rive.
Ma c’è ancora qualcuno che sorveglia i laghi? Il Lago Maggiore e il Lago di Lugano, per intenderci… La risposta è: sì e no. E più no che sì. Di tanto in tanto, insomma, quando capita, quando c’è tempo.
I guardiacaccia, che sono anche guardiapesca, si stanno infatti sempre più concentrando sul contenimento dei danni provocati dalla selvaggina. In questo periodo sono anche impegnati nel sorvegliare il corretto svolgimento della caccia. E sui laghi si vedono sempre meno.
Insomma anche nella vicina Svizzera i pescatori sportivi lamentano la mancanza di controlli, soprattutto su quei laghi spartiti a metà con il nostro paese, e questa cosa non giova a nessuno se non ai pescatori professionisti che non seguono le regole!