Boyan Slat è un ragazzo di meno di venti anni che qualche tempo fa ha lanciato una campagna di crowdfounding molto interessante mirata a raccogliere fondi per il suo progetto Ocean Clean Up.
Si stima che negli oceani ci siano circa 150 tonnellate di plastica, di cui 100 000 provengono solo dalla spazzatura del Nord del Pacifico. Ciò significa che la plastica è responsabile del 70 percento circa dell’inquinamento oceanico. La plastica è il residuo durevole degli sprechi della nostra società. Un sacchetto di plastica si degrada in circa 20 anni, mentre una bottiglia si dissolve in 450. Ogni anno vengono prodotti 225 milioni di tonnellate di plastica, un materiale che deriva da una risorsa che non è infinita: il petrolio.
Una barriera galleggiate per ripulire gli oceani dalla plastica
Con due milioni di dollari possiamo trasformare la teoria in realtà
Il concetto alla base di Ocean Clean Up è molto semplice: In sostanza il teenager ha inventato delle barriere fluttuanti che catturano passivamente i rifiuti mentre l’acqua ci passa attraverso. Secondo uno studio sulla sua fattibilità, durato circa 400 giorni e che ha prodotto un dossier di 530 pagine, il progetto Ocean Clean Up non solo è fattibile, ma promette anche molto bene.
Beh pare proprio che La raccolta fondi di Slat sia stata un successo, e si sta avvicinando ai 2 milioni di dollari. Però La barriera, lunga 100 chilometri, sarebbe la struttura più grande mai costruita nell’oceano. I costi saranno enormi, ma secondo Slat il progetto è 33 volte più conveniente di qualsiasi altro progetto tradizionale di raccolta.
Quello che vogliamo fare non è mai stato fatto, è probabile che incontreremo degli ostacoli
Non sono mancate di certo le polemiche, non tutti sono infatti pienamente d’accordo con la sua idea. Stiv Wilson, del progetto 5Gyres, lo ha definito pubblicamente un rifiuto e nient’altro che un’illusione.
In un recente articolo del Suddeutsche Zeitung, alcuni scienziati tedeschi hanno affermato che il progetto Ocean Clean Up potrebbe causare più danni che altro. Secondo loro la forza delle correnti non è stata valutata in maniera corretta e il piano di Slat potrebbe portare a una crescita microbiologica sulla barriera.
A ogni modo, Slat è felice che la comunità scientifica abbia criticato la sua idea. La sua intenzione, infatti, è quella di continuare a lavorare sugli studi di fattibilità e sui prototipi. Quindi ben vengano critiche e dubbi.
Insomma se il progetto di Slat è destinato ad affondare o a rimanere a galla, è ancora da vedere. Ma di sicuro lui non abbandonerebbe mai la nave.