Giovedì dopo l’articolo di Nick sulla pesca alla Cheppia ho chiamato Alessandro per convincerlo ad andare sul fiume Taro nel weekend alla ricerca di questo predatore marino che risale i fiumi per riprodursi.
Dopo averlo convinto senza troppa fatica, decidiamo di dormire a casa sua per poi partire alle 4 del mattino. Tutto va secondo i piani e alle 5.30 siamo sullo spot, il cielo è ormai chiaro ed insieme a noi ci sono diversi pescatori a passata che cercano di insidiare il barbo spagnolo presente in gran numero nelle acque di questo fiume a carattere torrentizio.
Dopo pochi lanci in mezzo a quel marasma decidiamo di spostarci più a valle dove c’è una piccola morta convinti di trovare qualche cheppia intenta a riposarsi dall’estenuante viaggio. Non sbagliamo e dopo una decina di lanci ecco che Alessandro mi chiama quasi sottovoce per non attirare gli altri pescatori, e inizia il combattimento che mette a dura prova la sua combo composta da una Rapture Vivid e uno Shimano Sienna 2000. Dopo alcune ripartenze e salti acrobatici il pesce è a portata di mano, tempo di una foto e torna libera a riposarsi sul fondo della buca.
Il branco di cheppie
Scendendo verso valle incontriamo dei pescatori locali che non portano grandi notizie dicendoci che ormai si incontrano sempre meno cheppie in quanto il periodo di passaggio dei branchi è ormai passato e si hanno solo catture sporadiche.
Un po’demoralizzato dalla possibilità di un cappotto a 100 km da casa con alle spalle solo 3 ore di sonno, mi lascio convincere da Alessandro a fare qualche altro lancio in una zona del fiume che risulta essere meno battuta per l’accesso non scomodo e non così diretto.
Lungo la riva incontriamo Davide Ricotti Pro staff Rapture e amico di Alessandro che è li alla ricerca anche lui di questo fantastico pesce, dopo una breve chiacchierate riniziamo a lanciare senza sosta finche non sentiamo Davide gridare e iniziare il combattimento con una cheppia di buone dimensioni che però ne esce vittoriosa.
Arrivata nel sottoriva la cheppia non intende arrendersi e da fondo alle ultime energie per un salto spettacolare che gli fa riguadagnare la libertà. Mentre ero intento nel combattimento anche Alessandro e Davide incannano una cheppia a testa ma riescono entrambe a riconquistare la libertà a causa del loro apparato boccale molto delicato.
Passati questi 10 minuti di furore con diversi attacchi e combattimenti torna la quiete e dopo un altra mezzoretta passata a lanciare nella speranza di incontrare un altro branco di questi fantastici pesci decidiamo che è giunto il momento di posare le canne e di ritornare verso casa per un ben meritato pranzo.
Nonostante il numero esiguo di catture sia io che Alessandro rimaniamo estasiati dalla forza di questo predatore e ci ripromettiamo di tornare l’anno prossimo alla ricerca dell’unico pesce anadromo delle nostre acque.