È ormai da qualche mese che non prendo la canna da mosca in mano, tra una pescata e l’altra il black bass ha praticamente assorbito ogni mio istante di pesca.
Sabato scorso è cominciato proprio con l’intento di voler organizzare un’uscita sul lago di Varese per del sano Bass fishing, ma poi il tutto è sfumato. Mi sono ritrovato solo e abbandonato dal mio solito socio di pesca a dover decidere il da farsi. Sabato mattina a Milano il termometro gironzolava intorno ai 30 gradi, così ho deciso comunque di prendere il belly e salire a Varese in cerca di temperature più gradevoli.
Sceso in cantina l’occhio mi è caduto sulla canna da mosca, così mi è venuta l’idea: È da quando sono bambino che dico che vorrei provare a pescare in quel riale nei bosci vicino a casa mia, potrei andarci a mosca…
Una breve sosta al negozio di pesca per fare scorta di mosche, le mie sono ancora appese su qualche ramo in riva a qualche laghetto, e poi di corsa sull’autostrada. Talmente di corsa che, nonostante la sosta a Varese per ritirare il libretto segna catture (obbligatorio nella provincia di Varese), per le 11 stavo già camminando nel bosco vestito di tutto punto con le canne in mano.
Alla prima pozza inizio subito con la canna da mosca, cerco di sondare tutti i sassi e tutti gli anfratti, cerco di andare anche sotto la cascatella e… arriva il primo ramo che mi colpisce alle spalle avvinghiandosi alla mia moschina. Fortunatamente i rami dei piccoli noccioli si piegano facilmente fino alle mie mani così riesco a liberare la mia mosca velocemente e senza troppi danni. Questa scena si ripeterà più volte nel corso della giornata, per cui diciamo che ve la racconto ora e basta che ne dite?
I primi lanci con la mosca sono un disastro, sono letteralmente appeso a un piccolo costone di roccia in equilibrio precario, dietro di me un nocciolo la fa da padrone su ogni mio lancio, decido di chiudere la mosca per un attimo e ci provo con la canna da spinning. Dopo qualche lancio non esce niente. Crucciato riprendo la discesa lungo il torrente.
Scendendo spio con molta attenzione l’acqua alla ricerca del più piccolo segno di movimento. Inizio a pensare che forse dovrei accellerare il passo e cercare di arrivare in fretta alle buche più grosse giù a valle, ma non riesco a evitare di fare qualche lancio nelle piccole pozze che trovo lungo il cammino. Non ho pretese di grosse catture, sarebbe da sciocchi averne in un simile ambiente, e sinceramente non ho neppure pretese di catture. Sono qui solo per rilassarmi e migliorare con la pesca a mosca per cui decido che non ho bisogno di correre, prima o poi ci arriverò alle pozze più a valle.
Durante il pranzo finisco l’acqua così senza farmi troppe domande infilo la bottiglia sotto un piccolo scroscio che mi passa sotto i piedi. Tra me e me non posso fare altro che pensare che ogni tanto è bello pescare in un posto dove non si richia la vita o strane malattie se ti viene sete e bevi l’acqua dove peschi
Riprendo la mia discesa saltando tra un sasso e l’altro, e scavalcano o passando sotto più di una volta a qualche albero caduto, segno che qui l’uomo con le sua manie di ripulire e ordinare non sono proprio di casa.
Arrivato a una piaccola pozza piana con una insenatura nel mezzo decido di provare con la canna da spinning passando proprio su quella insenatura. Poco prima che tirassi fuori il mio ondulante dall’acqua vedo una piccola saetta nera partire da sotto un sasso e fiondarsi sul mio ondulante. La vedo chiaramente colpire la testa dell’artificiale e poi ritirarsi.
Mi avvicino con molta attenzione alla pozza e provo ancora con qualche lancio. Vedo chiaramente due ombre che schizzano da una parte all’altra della pozza e una torna anche all’attacco sull’ondulante, ma ancora riesce a evitare il mio amo (singolo, un ancorina sarebbe stato davvero troppo per le piccolo bocche di queste trote).
Così mi viene l’idea, lancio la mia coda fino alla fine della pozza e lascio che la mosca venga presa dalla corrente. Faccio un paio di prove prima di sentire il piccolo pesce in canna. Nonostante la misura contenuta la piccola fario è molto combattiva, cerca ancora di schizzare lungo la pozza. Non che questo sia un problema, riesco infatti a portarla verso di me senza alcun problema, la sollevo velocemente, scatto una rapidissima foto e poi la libero. Ci vogliono pochissimi istanti per vederla nuovamente saettare nella pozza.
Riguardo la foto e provo un senso di appagamento incontenibile per la mia prima cattura con la mosca secca. Una trota fario selvatica in un posto che è stato un mio pallino fin da quando ero bambino. Stupendo!
Felice come una pasqua continuo il mio giro saltando da un sasso all’altro come un novello Sampei fischiettando e canticchiando tra me e me. Non arrivo fino alle tanto attese pozze più grosse, sinceramente non ho più la testa per pescare con concetrazione. Però capisco che per vedere le prime trote in movimento bisogna scendere più a valle, la prossima volta lo terrò presente. Oramai per me questa è già la giornata di pesca più bella di sempre. Così riprendo tutto e risalgo fino alla macchina, soffermandomi a guardare ancora quella piccola pozza poco profonda che mi ha fatto il regalo più bello che potesse farmi.