Per la domenica conclusiva del nostro lungo week end dedicato alla pesca non avevamo organizzato nulla. Eravamo rimasti che ci saremmo sentiti quella mattina per metterci d’accordo.
Sveglia con comodo intorno alle 9, apro le finestre e l’arietta che mi investe, insieme alla pioggia che continua a scendere incessantemente dalla sera prima non è per niente rassicurante. Cellulare alla mano sento Lino e decidiamo entrambi molto pigramente di aggiornarci per il pomeriggio se le temperature sarebbero migliorate.
Dopo pranzo però non ce la facevo più a stare in pigiama. Così mi sono vestito, ho preparato le canne e sono saltato in macchina scrivendo a Lino di raggiungermi al solito laghetto.
Arrivato sul posto preparo la mia nuova combo da casting (Canna St Croix Mojo Bass Crankbait con mulinello Bass Pro Shop Pro Qualifier) che il giorno prima ha ricevuto un degno battesimo con i suoi buoni 4 bass catturati.
Come esca decido per un Crank Float colore rosso della serie Take Predators De Luxe di Fishing Ferrari.
Durante i primi lanci cerco di andare a sondare una zona con acqua bassa vicino a una legnaia che solitamente ci dona sempre qualche catture.
Ad un certo punto sento uno strattone, convinto della cattura inizio il recupero portando la preda verso la superficie e sorpresa delle sorprese: Ecco una gran bella tartaruga.
Inizio subito a cristare pensando a come diavolo sollevare quella bestia sulla riva (riva più alta di due metri con una canna non proprio fatta per sollevare certi pesi), ma soprattutto a come diavolo si faccia a slamare una tartaruga. Fortunatamente la brava bestiola fa tutto da sola e si libera velocemente dell’artificiale tornandosene sul fondo. Che fortuna.
Bloccato tra stupore e gioia all’inizio non vi nascondo che mi sono leggermente preoccupato. La prima partenza del luccio, quando si accorge del filo che lo trattiene, è la più dura da controllare, soprattutto perchè, non pescando con il cavetto (non sapevo neanche che in quello spot ci fossero dei lucci), temo che possa tranciare il mio nylon dello 0,28.
Nonostante tutto il luccio non mi sembra molto combattivo, sinceramente pensavo che sarebbe stato molto più aggressivo. Infatti riesco addirittura a prendere il telefono e a chiamare Lino ordinandogli di muoversi e di portare anche un guadino.
I rinforzi arrivano quasi subito. Passo la canna al compagno e, guadino alla mano, mi fiondo giù su un piccolo angolino di terra affiorante. Lino riesce a portare il Luccio a portata di guadino e lo salpiamo senza problemi.
Le condizioni del pesce sembrano subito non promettere bene, l’artificiale che ha ingoiato gli si è conficcato bene in gola, giù fin sotto le branchie. Le nostre pinze coi becchi lunghi riescono ad arrivarci a malapena e, dopo svariati tentativi, riusciamo a liberarlo dall’artificiale ma oramai è troppo tardi. Il pesce ha perso troppo sangue e non c’è più niente da fare. Questa cosa ci abbatte completamente, è sempre triste vedere un pesce che muore in questo modo, soprattutto per noi che siamo convinti sostenitori del Catch & Release. Dopo le misurazioni (66 cm per il pover luccio) decidiamo di rimetterci a pescare, ma probabilmente quello spot è rimasto disturbato dal combattimento con l’esocide, quindi optiamo per spostarci verso un’altra sponda.
Dopo pochi lanci viene a farmi visita un piccolo bassettino allamato abbastanza lontano dalla cover che stavo martellando, per cui decido di passare gli ultimi minuti di pesca cercando in altre zone e ignorando il tronco sommerso.
Lascio Lino intorno alle 4 per andare a far compagnia alla mia ragazza prima che decida di mandare a quel paese me e la pesca. Mentre sono in macchina ricevo un sms con una foto che ritrae un bel bass che supera certamente il kg, il messaggio mi avverte che il bel pesciotto è uscito proprio da quel tronco che avevo tanto tartassato con il mio crank. Dannazione!